venerdì 21 dicembre 2012

Auguri e pensieri di Natale

Sono talmente tante le cose che sono successe in questi mesi, che è difficile condensarle in poche righe. Abbiamo conosciuto così tante persone, parlato in così tanti posti diversi, scambiato così tante mail e telefonate... Insomma, abbiamo capito che l'imprenditorialità è un tema davvero attuale e di interesse, che c'è tanto da lavorare per valorizzarlo e per diffonderlo. Ed è nostra intenzione non mollare, ma anzi raddoppiare gli sforzi in questa direzione.
Per il momento, per augurarvi un Buon Natale, vi segnaliamo questa recensione di "Human spirits e cultura d'impresa" che è stata pubblicata dalla Fondazione Pirelli:
http://www.fondazionepirelli.org/culturaimpresa/IT/pubblicazioni/2012/12/14-Human-spirits-e-cultura-d%E2%80%99impresa
E questi sono i nostri auguri personali:

Arrivederci al 2013!

giovedì 1 novembre 2012

THIS IS OUR FUTURE








“This is my future” (www.thisismyfuture.eu) è la campagna mediatica che nel 2013 verrà lanciata in Spagna, Gran Bretagna, Polonia, Germania e Italia, e a seguire nel resto d'Europa, dalla EACA, l'Associazione Europea delle Agenzie di Comunicazione, per affrontare un tema sempre più sentito: l'intraprendenza e la spinta all'imprenditorialità dei giovani.
Le nuvole cariche di incertezza che gravano su tutti i cieli portano con sé paura per il futuro e il blocco dell’iniziativa umana, conseguenza di una sorta di shock dovuto a un misto di percezioni personali, esperienze e informazioni diffuse dai mezzi di informazione che, per loro natura, sono più portati a dare rilevanza alle notizie negative piuttosto che a raccontare cosa va bene.
La campagna che verrà diffusa nel prossimo anno va proprio nella direzione contraria, intende ispirare i giovani europei a riprendere il loro ruolo di agenti propulsori della società e in particolare di imprenditori, gli unici in grado di trasformare le proprie idee in azioni e quindi di far evolvere la società e l'economia.
L'iniziativa di comunicazione vuole fornire un supporto motivazionale ma anche tecnico nelle prime fasi di avvio dell’impresa. L'obiettivo è quello di far partire in Europa 500.000 nuove start-up nei prossimi tre anni, migliorare i contesti nei quali i nuovi business potranno crescere e creare un ponte fra chi ha un’idea e chi ha i mezzi, siano essi il know-how o le finanze, per realizzarla. Una grosso impegno che va a braccetto con quanto stanno facendo i giovani imprenditori italiani di Confindustria che sempre più lavorano per diffondere una sana cultura d’impresa e per dare giusto supporto ai giovani e alle loro idee. Un cammino fondamentale per non far diventare l’Europa un museo.
Dunque mano ai martelli, lasciamo i dinosauri e gli scheletri al passato e usciamo dalle teche per affrontare a viso aperto una nuova vita.

giovedì 16 agosto 2012

Il senso di incertezza e la felicità


L’attuale situazione socio-economica, il timore per il futuro, le incessanti notizie su PIL, spread, debito pubblico, occupazione e pensioni ricoprono con la patina opaca dell’incertezza tutto quanto, mettendo a dura prova il sistema psicologico di molti.
Il cambiamento fa temere di non avere più il controllo della situazione, la mancanza di prospettiva incupisce, blocca e alcuni studi, anche recenti concludono che a causa della crisi la popolazione europea è meno felice di un tempo.
Non vorremmo però che questo ragionamento desse adito a facili alibi: non faccio nulla perché non si può fare nulla e quindi sono infelice. Chi, in realtà, ha voglia di andare a cercare la radice della parola “felicità” rimarrà senza dubbio un po’ sconcertato. La parola felicità, infatti, deriva dal verbo “fèo” cioè “produco o fecondo” che significa che la felicità non è la conseguenza di quello che di bello ci può accadere ma qualcosa di diverso: è il risultato di ciò che facciamo, generiamo, creiamo, produciamo. Essere felici è il sentimento appagante che consegue alle nostre azioni ma anche – e soprattutto – il processo di costruzione della nostra futura felicità.
E proprio ora che le Olimpiadi di Londra si sono appena concluse, abbiamo la riprova di questo significato osservando la felicità assoluta nei volti degli olimpionici andati a medaglia che, sul podio, attendono la premiazione. Il loro viso ci racconta la fatica che ha portato a questa soddisfazione, una gioia che quasi non riescono a trattenere, la gioia per qualcosa che hanno fortemente voluto e per cui hanno lavorato duro. E più la strada è stata tortuosa più il sorriso è pieno di felicità.
In quest’ottica, recuperare il senso di incertezza come valore non è per nulla irragionevole. L’incertezza ci rende più uguali in un mondo più complesso e meno garantista di un tempo, ma potenzialmente più ricco di opportunità di scelta. Sempre di più è la volontà umana, l’intraprendenza, la voglia di sognare e di rischiare che, nel percorso di ognuno di noi, può fare la differenza e, a quanto pare, anche la felicità.
Un’altra conferma arriva dalle indagini realizzate sui livelli di soddisfazione dei lavoratori dipendenti e autonomi: “I livelli di felicità sono generalmente più alti tra gli imprenditori che tra i dipendenti, nonostante il rovescio della medaglia costituito da un maggior numero di ore lavorate, dai problemi a conciliare carriera e famiglia, come dai risvolti di ansia e stress” (Simon C. Parker “The economics of Entrepreneurship”, Cambridge University Press). Anche in questo caso nonostante l’incertezza, e un cammino più complesso rispetto ai dipendenti, gli imprenditori sono più felici.
La morale della storia è che noi siamo i soli autori del nostro appagamento e più il cammino che intraprendiamo sarà duro, più questo contribuirà alla dimensione della nostra felicità.

martedì 5 giugno 2012

Verso Santa Margherita

E dopo la presentazione alla Biblioteca Civica di Vigliano Biellese (di cui abbiamo una diapositiva)

ci prepariamo al grande appuntamento di Santa Margherita Ligure, il convegno annuale dei Giovani Imprenditori di Confindustria, che si terrà il prossimo weekend, l'8 e il 9 giugno.
Per noi si tratta di un momento davvero importante. Il nostro libro verrà omaggiato in 500 copie ai partecipanti al convegno grazie a uno dei due main sponsor, Unicredit, che ha creduto al lavoro e alle tesi che abbiamo esposto nel nostro lavoro.
Ma un grazie è doveroso anche al Gruppo Giovani Imprenditori dell'Unione Industriale Biellese e al medesimo organismo a livello regionale, in Confindustria Piemonte, così come ai rispettivi presidenti, Alessandro Ciccioni e Marco Gay. E' loro l'idea di adottare "Human spirits e cultura d'impresa" come volume da portare all'assise nazionale e di proporre il tema della cultura d'impresa, e quindi del rapporto tra formazione e autoimpiego, in uno dei workshop tematici.
Per noi sarà una bellissima emozione sapere che proprio una platea di giovani e agguerriti imprenditori, pronti alle sfide del futuro, pieni di coraggio e di determinazione, insomma dei veri e propri "human spirits" avranno tra le mani il nostro libro e lo leggeranno. Siamo certe che ci sarà il modo di confrontarsi e di discorrere di intraprendenza e creatività, di propensione al rischio e di possibilità di apprendimento delle caratteristiche imprenditoriali, di esempi e di storie da valorizzare.
Un batticuore che, se vorrete, vi racconteremo al nostro ritorno.

Ecco il programma

domenica 27 maggio 2012

Capire prima di decidere

C'è una bella differenza tra osservare e capire, tra "vedere" un fenomeno, un avvenimento e comprenderne davvero i meccanismi e le logiche. Attualmente va più di moda giudicare al primo impatto che analizzare e approfondire la realtà. Perché ci vuole uno sforzo non da poco per fermarsi e andare a sondare quali siano le motivazioni che animano certi comportamenti o certi trend. E' molto più facile dare un'occhiata veloce e dare un giudizio lapidario, tanto l'importante non è il messaggio che si lancia quanto piuttosto il solo fatto di parlare, criticare, "comparire" in qualche modo.
Tutti invocano misure politiche a sostegno dell'economia, per stimolarne la crescita, e ognuno pensa di avere la ricetta perfetta, per cui il ricettario è stracolmo di soluzioni, ma si conosce davvero bene il problema per cui si suggerisce la cura?
Siamo bombardati da informazioni statistiche e numeriche ma nessuno si prende la briga di effettuare un'analisi complessa che non sia solo quantitativa ma anche qualitativa. I numeri, di per sè, non possono dire molto: esprimono il loro significato solo quando vengono contestualizzati, correlati a fenomeni macro passati e in atto; in realtà i numeri non riescono a parlarci in modo adeguato dei comportamenti umani. O meglio, le percentuali descrivono sempre e solo uno o più aspetti, tralasciando la complessità delle persone. Dimenticando che non sempre si prendono decisioni assolutamente razionali (quindi prevedibili) e motivate dai meccanismi di mercato.
Auspichiamo quindi che le decisioni politiche siano prese in base ad analisi approfondite impostando una strategia di lungo periodo, e non basandosi su statistiche parziali, perché solo così si può costruire il futuro di una nazione, che altrimenti navigherà a vista continuando solo a correggere di volta in volta la rotta ma non sapendo veramente dove si vuole andare.
"Il vento è sempre favorevole per chi sa dove va" Seneca

mercoledì 9 maggio 2012


Perché abbiamo scritto Human Spirits e cultura d’impresa?
Molti ce lo chiedono ed è una domanda legittima. Quindi rispondiamo.

CARLA
Io sono nata a Biella, sono nipote e figlia di imprenditori. Ho studiato, prima per la tesi di laurea e poi per lavoro, la storia di questa provincia povera di risorse naturali, con un territorio difficile da coltivare ma che ha una caratteristica particolare: la laboriosità dei suoi abitanti è riuscita a trasformarlo in un distretto ricco, che dall’Ottocento in avanti si è distinto per le proprie preziose produzioni generando ricchezza e benessere.
In realtà questa è la storia di molti territori italiani, dei distretti italiani ma Biella è, in realtà, uno dei cluster più antichi. Un territorio che è stato forgiato dai propri abitanti, dove l’intraprendenza umana ha fatto la differenza. E, in questo caso, intraprendenza è imprenditorialità.
Tutto questo mi ha sempre affascinata: perché territori riescono esprimere persone con una maggior intraprendenza e territori non hanno persone con questa caratteristica. Sono i territori che trasferiscono queste caratteristiche nelle persone che li abitano o sono le persone a forgiare i territori?
E proprio da questa passione verso la mia terra, verso l’Italia dei distretti, che è nato il libro; scriverlo è stato un viaggio meraviglioso, alla ricerca dell’origine di tutte le caratteristiche che portano all’imprenditorialità, che è il pensiero illuminato di chi riesce a trasformare le idee in azioni e le azioni in prodotti.

DEBORA
Io invece sono figlia di operai, per i quali l'impresa è stata sempre e solo vista come un rischio troppo elevato per poterlo affrontare. La mia natura curiosa e appassionata alla scrittura mi ha portato a percorrere la carriera di giornalista a diversi livelli e in diversi ambiti. Dalla cronaca bianca agli spettacoli, dall'economia all'automobilismo storico. E in tutti questi anni le persone che più mi hanno colpito tra quelle che ho conosciuto e intervistato sono sempre stati gli imprenditori. Perché hanno sempre rivelato una visione del futuro più ampia, a lungo termine. Perché sono capaci di immaginare, progettare e poi realizzare ciò che hanno sognato. Perché sono visionari concreti, ecco.
Dall'incontro con Carla è nata l'idea di andare ad analizzare la natura dell'imprenditore e le sue caratteristiche, scrivendo un libro che potesse portare un messaggio di ottimismo: imprenditori non si nasce ma si può diventare. Certo, le condizioni di base (famiglia, educazione, ambiente) influiscono moltissimo, ma l'intraprendenza è qualcosa che tutti noi possiamo acquisire. Ed è quella che può davvero cambiare la nostra vita e il mondo in cui viviamo.

giovedì 26 aprile 2012

Inno all'imprenditorialità


Ci sono degli incontri in cui lo scambio di energie positive è così elevato che poi si rimane eletrizzati per giorni. Così è successo ieri all'incontro che abbiamo avuto con Siegfried Alberton, reponsabile del centro di competenze Inno3 alla Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana, www.supsi.ch/go/inno3, dipartimento di Scienze aziendali e sociali.
Per due ore abbiamo parlato fitto fitto di cosa significa imprenditorialità, di come può essere insegnata, di quali riflessi ha già e potrà avere sull'economia e sulla società, di quali siano gli ostacoli a quella che non è una materia in più da aggiungere ai curricula scolastici ma è soprattutto un cambio di mentalità nel percepire il mondo e nel modo in cui vi si agisce.
Inno3 è nato nel settembre scorso e l'obiettivo è quello di proporre al territorio prodotti formativi, attività di ricerca e servizi di carattere economico gestionale. Perno: rendere l'imprenditorialità una competenza trasversale a tutte le materie che vengono insegnate, siano esse inserite nei percorsi di laurea o di master. Questo comporta un approccio molto diverso dall'insegnamento classico che si trova oggi nelle aule, molto più interattivo e pratico, in cui spesso si affronta un caso pratico da risolvere e dopo si tirano le somme di ciò che si è imparato, sistematizzandolo. Le aziende del territorio partecipano attivamente offrendo stage (non, per intenderci, quelli in cui si viene relegati a far fotocopie!) nel campo della ricerca e sviluppo di processo, di prodotto, di management e molto altro ancora. A guadagnarci sono tutti: l'azienda che ha a sua disposizione capitale umano per fare innovazione; gli studenti perché sperimentano direttamente le loro conoscenze sul campo e le implementano; l'università che ha sempre il polso di quali siano le competenze che più servono alle imprese.
Ci è particolarmente piaciuta la tripartizione di significato che Siegfried e i suoi collaboratori hanno effettuato riguardo al concetto di imprenditorialità. Quello più classico, col quale si intende la creazione di nuove imprese e la crescita di quelle esistenti; l'intraprenditorialità, ovvero il potenziamento dell'intraprendenza, indipendentemente dal lavoro che si andrà a fare; e infine la riprenditorialità, ovvero la ripresa, attraverso il ricambio generazionale o il subentro, di imprese attive che sarebbero altrimenti destinate alla chiusura.
"Diffondere la mentalità imprenditoriale" ci ha spiegato Siegfried "è un obiettivo condiviso a tutti i livelli di governo. Ecco perché stiamo riuscendo a mettere in campo tanti progetti, perché investire sul capitale umano è una necessità di cui si è ben compreso il ritorno in termini economici e sociali".
Zzzot... 

venerdì 20 aprile 2012

Pronti? Via!

Ci siamo. Eccoci al debutto.
Perché un blog sul valore della cultura d'impresa e sull'intraprendenza? Perché mai come in questo periodo di crisi c'è bisogno di un messaggio positivo, scritto più col cuore che con la ragione. Un messaggio che dica: gli imprenditori sono una risorsa, riconosciamo a loro e ai valori che incarnano (creatività, coraggio, attitudine al rischio, capacità di realizzare progetti e molti altri ancora) la giusta importanza.
Vorremmo non soltanto condividere il nostro pensiero, ma fornire qualche dato, notizie e spunti di riflessione, per aprire un confronto e avviare un processo di cambiamento nella mentalità che ci porti tutti a essere "imprenditori di noi stessi".
Il punto di inizio è il libro "Human spirits e cultura d'impresa", che abbiamo scritto insieme e che, con uno stile divulgativo, vuole proprio mettere in luce il ruolo positivo degli imprenditori e la possibilità, per tutti, di acquisire una mentalità imprenditoriale che ci renda più proattivi e reattivi in ogni situazione, indipendentemente dal lavoro che svolgiamo.
Domani mattina alle 10,30 a Biella ci sarà la presentazione ufficiale del libro, dopo un'anteprima di qualche settimana fa a Milano, in occasione di Filo, il salone dei filati che si è tenuto alle Stelline (vedi foto sotto). Vi faremo sapere com'è andata.
A presto!