In
inglese il termine “fiducia” si traduce “trust”, l’etimologia
della parola deriva da “tree”, “albero”, ma nella tradizione
anglosassone si pensa a quest’albero come ad una quercia, simbolo
della stabilità, della protezione, della solidità, della vita che
dura nel tempo.
La
crisi economica e di valori che stiamo vivendo sta mettendo a dura
prova le radici di questa quercia, sui
giornali campeggiano
di continuo titoli che minano il livello di fiducia e quando la
fiducia si riduce aumenta il senso di insicurezza di fronte alle
scelte da compiere e il timore per le conseguenze: ciò comporta un
aumento dei costi per il sistema.
L’European
Labour Trust Index ha paragonato i livelli di fiducia nel mondo del
lavoro dei cittadini di sei paesi
(Francia, Germania, Italia, Polonia, Regno Unito e Spagna)
dell’Unione Europea.
Il dato più preoccupante è che nel nostro paese
c’è la maggiore sfiducia dei lavoratori nella possibilità di
reimpiego, ossia si
ritiene
che quando si perde un lavoro occorra investire in media oltre un
anno (15 mesi) nella
ricerca di una nuova occupazione.
E’
una questione di non poco conto perché mette in discussione anche la
propria autostima e la consapevolezza nella proprie capacità di
azione e reazione.
Dove c’è
fiducia si investe, si progetta, si assume, si fa impresa. Senza
fiducia l’impresa non esiste. E
senza impresa non
c’è lavoro, reddito, in una parola economia.
Ritrovare
questo senso di ottimismo verso il futuro non è semplice: non è
soltanto una questione sociale o culturale, è anche un riscoprire i
propri valori interiori, la speranza, la stima verso se stessi e le
proprie capacità. Se così non fosse, cosa avrebbe spinto i nostri
nonni e genitori, dopo la seconda Guerra mondiale, a
quell'incredibile sviluppo economico che furono gli anni '50 e '60?
Allora c'era il tentativo di lasciarsi alle spalle la sofferenza, i
morti, gli orrori del conflitto, mossi dalla convinzione che con il
proprio impegno il futuro sarebbe stato migliore. Oggi partiamo da
una situazione che non è paragonabile al nulla vero e proprio che si
aveva allora, la sfida è diversa, ma la fiducia che ci dovrebbe
muovere è la stessa: siamo noi a poterci costruire una vita
migliore, a crescere una quercia forte e salda di fronte alle
avversità.