giovedì 30 maggio 2013

L'importanza della fiducia

In inglese il termine “fiducia” si traduce “trust”, l’etimologia della parola deriva da “tree”, “albero”, ma nella tradizione anglosassone si pensa a quest’albero come ad una quercia, simbolo della stabilità, della protezione, della solidità, della vita che dura nel tempo.
La crisi economica e di valori che stiamo vivendo sta mettendo a dura prova le radici di questa quercia, sui giornali campeggiano di continuo titoli che minano il livello di fiducia e quando la fiducia si riduce aumenta il senso di insicurezza di fronte alle scelte da compiere e il timore per le conseguenze: ciò comporta un aumento dei costi per il sistema.
L’European Labour Trust Index ha paragonato i livelli di fiducia nel mondo del lavoro dei cittadini di sei paesi (Francia, Germania, Italia, Polonia, Regno Unito e Spagna) dell’Unione Europea. Il dato più preoccupante è che nel nostro paese c’è la maggiore sfiducia dei lavoratori nella possibilità di reimpiego, ossia si ritiene che quando si perde un lavoro occorra investire in media oltre un anno (15 mesi) nella ricerca di una nuova occupazione.
E’ una questione di non poco conto perché mette in discussione anche la propria autostima e la consapevolezza nella proprie capacità di azione e reazione. Dove c’è fiducia si investe, si progetta, si assume, si fa impresa. Senza fiducia l’impresa non esiste. E senza impresa non c’è lavoro, reddito, in una parola economia.
Ritrovare questo senso di ottimismo verso il futuro non è semplice: non è soltanto una questione sociale o culturale, è anche un riscoprire i propri valori interiori, la speranza, la stima verso se stessi e le proprie capacità. Se così non fosse, cosa avrebbe spinto i nostri nonni e genitori, dopo la seconda Guerra mondiale, a quell'incredibile sviluppo economico che furono gli anni '50 e '60? Allora c'era il tentativo di lasciarsi alle spalle la sofferenza, i morti, gli orrori del conflitto, mossi dalla convinzione che con il proprio impegno il futuro sarebbe stato migliore. Oggi partiamo da una situazione che non è paragonabile al nulla vero e proprio che si aveva allora, la sfida è diversa, ma la fiducia che ci dovrebbe muovere è la stessa: siamo noi a poterci costruire una vita migliore, a crescere una quercia forte e salda di fronte alle avversità.

domenica 5 maggio 2013

CHE STORIE!

Il 10 Aprile scorso è stata inaugurata a Milano, presso il bellissimo Palazzo delle Ragione la mostra CHE STORIE! Oggetti, miti e memorie dai musei e dagli archivi d’impresa, realizzata da Museimpresa e il Comune di Milano.
La mostra che terminerà il prossimo 12 maggio offre la possibilità di tuffarsi negli ultimi 100 anni di storia attraverso materiale filmico e fotografico, oggetti e prototipi, bozzetti, manifesti, lettere e disegni provenienti dalle collezioni delle più importanti aziende del nostro Paese, imprese di tutti i settori che hanno contribuito, oltre che allo sviluppo della nostra nazione, alla diffusione del made in Italy nel mondo.
La mostra si snoda attorno a quattro aree tematiche: la prima si concentra sulla storia e la memoria delle imprese e su come i musei e gli archivi tengano traccia dei cambiamenti documentando l’evoluzione, negli anni (con materiale fotografico, immagini, oggetti), della cultura materiale della nostra società.
La seconda sezione tocca i temi del mito e della passione evidenziando come alcuni prodotti del made in Italy (citando a titolo di esempio la macchina da caffè anni '50, la Ferrari, la Vespa) siano diventati veri e propri oggetti culturali carichi di valenze simboliche e parte di un immaginario collettivo nazionale e internazionale.
Segue la sezione “la scoperta e la meraviglia” dedicata al mondo che sta dietro agli oggetti che usiamo quotidianamente; anche in questo caso, musei e archivi d’impresa, raccontano storie curiose e poco conosciute.
La quarta e ultima sezione “identità e innovazione” testimonia, invece, come i musei e gli archivi di impresa siano da una parte luoghi preziosi di conservazione e valorizzazione di una risorsa difficilmente imitabile come l’eredità storica e culturale dell’impresa stessa e, dall’altra, una preziosa fonte di ispirazione nello sviluppo di nuove strategie aziendali.
Una mostra da vedere per chi ama la storia, la cultura d’impresa e lo spirito di intraprendenza.

domenica 21 aprile 2013

Pietro Bembo, vera "T-shaped person" del Rinascimento

Le “T-shaped people” rappresentano un certo tipo di collaboratori, dove l'asta verticale T rappresenta la profondità delle competenze e delle conoscenze pertinenti a un unico campo, mentre la barra orizzontale è la capacità di collaborare in diverse discipline con esperti di altri settori e di collegare tali conoscenze in ambiti diversi dal proprio, creando così delle “collisioni” di idee che aprano la porta a innovazioni e miglioramenti.
Si tratta di persone speciali in grado di innescare progetti e addirittura ‘ere creative’, persone come Pietro Bembo che fu un vero e proprio regista del Rinascimento. Bembo creò, dando dignità al “volgare” di Dante, Petrarca e Boccaccio, le regole della lingua italiana che parliamo ancora oggi; inventò i libri di piccolo formato, e dunque trasportabili, permettendo una più ampia diffusione della cultura; introdusse in letteratura l’introspezione personale; diffuse il gusto per una nuova e più raffinata arte pittorica e scultorea contribuendo alla nascita di quella che il Vasari chiamerà la “maniera moderna”, che dominerà il gusto occidentale per secoli.
Pietro Bembo visse, come noi, in un periodo di crisi sociale ed economica ma decise di combatterla ponendosi un obiettivo ambizioso: unificare l’Italia spezzettata in staterelli e comuni sotto un'unica lingua, un gusto straordinario per le bellezze storiche, artistiche e letterarie che ci riscattasse. Considerando che oggi nel mondo l'idea che si ha dell'Italia è spesso ancora quella del Rinascimento, possiamo dire che vinse la sua sfida. Da vera T-shaped person.

In questo momento Padova dedica a Pietro Bembo una importante e bellissima mostra che durerà fino al prossimo 19 maggio. Noi la consigliamo vivamente. L’intraprendenza esercitata da quest’uomo 500 anni fa, ancora si respira, si sfiora, si percepisce.

venerdì 21 dicembre 2012

Auguri e pensieri di Natale

Sono talmente tante le cose che sono successe in questi mesi, che è difficile condensarle in poche righe. Abbiamo conosciuto così tante persone, parlato in così tanti posti diversi, scambiato così tante mail e telefonate... Insomma, abbiamo capito che l'imprenditorialità è un tema davvero attuale e di interesse, che c'è tanto da lavorare per valorizzarlo e per diffonderlo. Ed è nostra intenzione non mollare, ma anzi raddoppiare gli sforzi in questa direzione.
Per il momento, per augurarvi un Buon Natale, vi segnaliamo questa recensione di "Human spirits e cultura d'impresa" che è stata pubblicata dalla Fondazione Pirelli:
http://www.fondazionepirelli.org/culturaimpresa/IT/pubblicazioni/2012/12/14-Human-spirits-e-cultura-d%E2%80%99impresa
E questi sono i nostri auguri personali:

Arrivederci al 2013!

giovedì 1 novembre 2012

THIS IS OUR FUTURE








“This is my future” (www.thisismyfuture.eu) è la campagna mediatica che nel 2013 verrà lanciata in Spagna, Gran Bretagna, Polonia, Germania e Italia, e a seguire nel resto d'Europa, dalla EACA, l'Associazione Europea delle Agenzie di Comunicazione, per affrontare un tema sempre più sentito: l'intraprendenza e la spinta all'imprenditorialità dei giovani.
Le nuvole cariche di incertezza che gravano su tutti i cieli portano con sé paura per il futuro e il blocco dell’iniziativa umana, conseguenza di una sorta di shock dovuto a un misto di percezioni personali, esperienze e informazioni diffuse dai mezzi di informazione che, per loro natura, sono più portati a dare rilevanza alle notizie negative piuttosto che a raccontare cosa va bene.
La campagna che verrà diffusa nel prossimo anno va proprio nella direzione contraria, intende ispirare i giovani europei a riprendere il loro ruolo di agenti propulsori della società e in particolare di imprenditori, gli unici in grado di trasformare le proprie idee in azioni e quindi di far evolvere la società e l'economia.
L'iniziativa di comunicazione vuole fornire un supporto motivazionale ma anche tecnico nelle prime fasi di avvio dell’impresa. L'obiettivo è quello di far partire in Europa 500.000 nuove start-up nei prossimi tre anni, migliorare i contesti nei quali i nuovi business potranno crescere e creare un ponte fra chi ha un’idea e chi ha i mezzi, siano essi il know-how o le finanze, per realizzarla. Una grosso impegno che va a braccetto con quanto stanno facendo i giovani imprenditori italiani di Confindustria che sempre più lavorano per diffondere una sana cultura d’impresa e per dare giusto supporto ai giovani e alle loro idee. Un cammino fondamentale per non far diventare l’Europa un museo.
Dunque mano ai martelli, lasciamo i dinosauri e gli scheletri al passato e usciamo dalle teche per affrontare a viso aperto una nuova vita.

giovedì 16 agosto 2012

Il senso di incertezza e la felicità


L’attuale situazione socio-economica, il timore per il futuro, le incessanti notizie su PIL, spread, debito pubblico, occupazione e pensioni ricoprono con la patina opaca dell’incertezza tutto quanto, mettendo a dura prova il sistema psicologico di molti.
Il cambiamento fa temere di non avere più il controllo della situazione, la mancanza di prospettiva incupisce, blocca e alcuni studi, anche recenti concludono che a causa della crisi la popolazione europea è meno felice di un tempo.
Non vorremmo però che questo ragionamento desse adito a facili alibi: non faccio nulla perché non si può fare nulla e quindi sono infelice. Chi, in realtà, ha voglia di andare a cercare la radice della parola “felicità” rimarrà senza dubbio un po’ sconcertato. La parola felicità, infatti, deriva dal verbo “fèo” cioè “produco o fecondo” che significa che la felicità non è la conseguenza di quello che di bello ci può accadere ma qualcosa di diverso: è il risultato di ciò che facciamo, generiamo, creiamo, produciamo. Essere felici è il sentimento appagante che consegue alle nostre azioni ma anche – e soprattutto – il processo di costruzione della nostra futura felicità.
E proprio ora che le Olimpiadi di Londra si sono appena concluse, abbiamo la riprova di questo significato osservando la felicità assoluta nei volti degli olimpionici andati a medaglia che, sul podio, attendono la premiazione. Il loro viso ci racconta la fatica che ha portato a questa soddisfazione, una gioia che quasi non riescono a trattenere, la gioia per qualcosa che hanno fortemente voluto e per cui hanno lavorato duro. E più la strada è stata tortuosa più il sorriso è pieno di felicità.
In quest’ottica, recuperare il senso di incertezza come valore non è per nulla irragionevole. L’incertezza ci rende più uguali in un mondo più complesso e meno garantista di un tempo, ma potenzialmente più ricco di opportunità di scelta. Sempre di più è la volontà umana, l’intraprendenza, la voglia di sognare e di rischiare che, nel percorso di ognuno di noi, può fare la differenza e, a quanto pare, anche la felicità.
Un’altra conferma arriva dalle indagini realizzate sui livelli di soddisfazione dei lavoratori dipendenti e autonomi: “I livelli di felicità sono generalmente più alti tra gli imprenditori che tra i dipendenti, nonostante il rovescio della medaglia costituito da un maggior numero di ore lavorate, dai problemi a conciliare carriera e famiglia, come dai risvolti di ansia e stress” (Simon C. Parker “The economics of Entrepreneurship”, Cambridge University Press). Anche in questo caso nonostante l’incertezza, e un cammino più complesso rispetto ai dipendenti, gli imprenditori sono più felici.
La morale della storia è che noi siamo i soli autori del nostro appagamento e più il cammino che intraprendiamo sarà duro, più questo contribuirà alla dimensione della nostra felicità.

martedì 5 giugno 2012

Verso Santa Margherita

E dopo la presentazione alla Biblioteca Civica di Vigliano Biellese (di cui abbiamo una diapositiva)

ci prepariamo al grande appuntamento di Santa Margherita Ligure, il convegno annuale dei Giovani Imprenditori di Confindustria, che si terrà il prossimo weekend, l'8 e il 9 giugno.
Per noi si tratta di un momento davvero importante. Il nostro libro verrà omaggiato in 500 copie ai partecipanti al convegno grazie a uno dei due main sponsor, Unicredit, che ha creduto al lavoro e alle tesi che abbiamo esposto nel nostro lavoro.
Ma un grazie è doveroso anche al Gruppo Giovani Imprenditori dell'Unione Industriale Biellese e al medesimo organismo a livello regionale, in Confindustria Piemonte, così come ai rispettivi presidenti, Alessandro Ciccioni e Marco Gay. E' loro l'idea di adottare "Human spirits e cultura d'impresa" come volume da portare all'assise nazionale e di proporre il tema della cultura d'impresa, e quindi del rapporto tra formazione e autoimpiego, in uno dei workshop tematici.
Per noi sarà una bellissima emozione sapere che proprio una platea di giovani e agguerriti imprenditori, pronti alle sfide del futuro, pieni di coraggio e di determinazione, insomma dei veri e propri "human spirits" avranno tra le mani il nostro libro e lo leggeranno. Siamo certe che ci sarà il modo di confrontarsi e di discorrere di intraprendenza e creatività, di propensione al rischio e di possibilità di apprendimento delle caratteristiche imprenditoriali, di esempi e di storie da valorizzare.
Un batticuore che, se vorrete, vi racconteremo al nostro ritorno.

Ecco il programma